Potenziali ritardati

In elettrodinamica, i potenziali ritardati descrivono i potenziali generalizzati del campo elettromagnetico in un sistema la cui distribuzione di carica e corrente sorgente del campo sia variabile nel tempo. Si tratta delle espressioni del potenziale elettrico e magnetico introdotte nel caso in cui non sia possibile utilizzare l'approssimazione secondo cui la propagazione dell'interazione elettromagnetica sia istantanea, ad esempio quando si considerano cariche che si muovono a velocità non trascurabili se confrontate con la velocità di propagazione della luce.

Definizione

Ponendo di trovarsi nel vuoto, nel gauge di Lorenz i potenziali ritardati assumono la forma:[1]

ψ ( x , t ) = 1 4 π ε 0 ρ ( x 0 , t r ) | x x 0 | d 3 x 0 {\displaystyle \psi (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}}}\int {\frac {\rho (\mathbf {x} _{0},t_{r})}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}d^{3}x_{0}}
A ( x , t ) = 1 4 π ε 0 c 2 J ( x 0 , t r ) | x x 0 | d 3 x 0 {\displaystyle \mathbf {A} (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}c^{2}}}\int {\frac {\mathbf {J} (\mathbf {x} _{0},t_{r})}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}d^{3}x_{0}}

dove ρ {\displaystyle \rho } è la densità di carica, J {\displaystyle \mathbf {J} } è la densità di corrente, | x x 0 | {\displaystyle |\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|} la distanza del punto di osservazione del campo dall'elemento di volume d V {\displaystyle dV} su cui si effettua l'integrazione e:

t r = t | x x 0 | c {\displaystyle t_{r}=t-{\frac {|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}{c}}}

è il tempo ritardato.

I potenziali ritardati sono la soluzione dell'equazione delle onde per i potenziali:

2 ψ 1 c 2 2 ψ t 2 = ρ ε 0 {\displaystyle \quad \nabla ^{2}\psi -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\psi }{\partial t^{2}}}=-{\frac {\rho }{\varepsilon _{0}}}}
2 A 1 c 2 2 A t 2 = μ 0 J {\displaystyle \quad \nabla ^{2}\mathbf {A} -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\mathbf {A} }{\partial t^{2}}}=-\mu _{0}\mathbf {J} }

Una volta determinati i potenziali ψ {\displaystyle \psi } e A {\displaystyle \mathbf {A} } dalla distribuzione delle cariche e delle correnti nello spazio, è possibile esprimere il campo elettrico ed il campo magnetico attraverso le formule:

E = ψ A t B = × A {\displaystyle \mathbf {E} =-\nabla \psi -{\frac {\partial \mathbf {A} }{\partial t}}\qquad \mathbf {B} =\nabla \times \mathbf {A} }

e questo consente di scrivere l'equazione delle onde per i campi nel vuoto:

2 E 1 c 2 2 E t 2 = 1 ε 0 ( ρ 1 c 2 J t ) {\displaystyle \quad \nabla ^{2}\mathbf {E} -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\mathbf {E} }{\partial t^{2}}}=-{\frac {1}{\varepsilon _{0}}}\left(-\nabla \rho -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial \mathbf {J} }{\partial t}}\right)}
2 B 1 c 2 2 B t 2 = μ 0 × J {\displaystyle \quad \nabla ^{2}\mathbf {B} -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\mathbf {B} }{\partial t^{2}}}=-\mu _{0}\nabla \times \mathbf {J} }

la cui soluzione al tempo ritardato fornisce l'espressione preliminare per i campi:[2]

E ( x , t ) = 1 4 π ε 0 1 | x x 0 | [ ρ 1 c 2 J t ] t = t r d 3 x {\displaystyle \mathbf {E} (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}}}\int {\frac {1}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}\left[-\nabla '\rho -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial \mathbf {J} }{\partial t}}\right]_{t=t_{r}}d^{3}x'}
B ( x , t ) = μ 0 4 π 1 | x x 0 | [ × J ] t = t r d 3 x {\displaystyle \mathbf {B} (\mathbf {x} ,t)={\frac {\mu _{0}}{4\pi }}\int {\frac {1}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}\left[\nabla '\times \mathbf {J} \right]_{t=t_{r}}d^{3}x'}

La scrittura esplicita dei campi è fornita dalle equazioni di Jefimenko.

Derivazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Equazione delle onde.

Si vogliono trovare le soluzioni generali dell'equazione delle onde per i potenziali mostrata in precedenza, considerando l'equazione per una sorgente puntiforme posta in x 0 {\displaystyle \mathbf {x} _{0}} :[3]

2 ϕ ( x , t ) 1 c 2 2 t 2 ϕ ( x , t ) = S ( x 0 , t ) δ ( x x 0 ) {\displaystyle \nabla ^{2}\phi (\mathbf {x} ,t)-{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}}{\partial t^{2}}}\phi (\mathbf {x} ,t)=-S(\mathbf {x} _{0},t)\delta (\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0})}

Grazie alla definizione della delta di Dirac δ {\displaystyle \delta } è dunque possibile descrivere la presenza di una sorgente puntiforme: nel resto dello spazio non vi sono sorgenti, e l'equazione d'onda è non omogenea solo per x = x 0 {\displaystyle \mathbf {x} =\mathbf {x} _{0}} . Scrivendo il laplaciano in coordinate sferiche l'equazione omogenea diventa:

1 r 2 r ( r 2 ϕ r ) 1 c 2 2 ϕ t 2 = 0 {\displaystyle {1 \over r^{2}}{\partial \over \partial r}\left(r^{2}{\partial \phi \over \partial r}\right)-{1 \over c^{2}}{\partial ^{2}\phi \over \partial t^{2}}=0}

e se si effettua la sostituzione:

ϕ ( r , t ) = χ ( r , t ) r {\displaystyle \phi (r,t)={\frac {\chi (r,t)}{r}}}

si ha:

2 χ r 2 1 c 2 2 χ t 2 = 0 {\displaystyle {\partial ^{2}\chi \over \partial r^{2}}-{1 \over c^{2}}{\partial ^{2}\chi \over \partial t^{2}}=0}

la cui soluzione è quella dell'equazione delle onde omogenea:[4]

χ ( r , t ) = f ( t r c ) + g ( t + r c ) {\displaystyle \chi (r,t)=f\left(t-{r \over c}\right)+g\left(t+{r \over c}\right)}

da cui

ϕ ( r , t ) = f ( t r c ) r + g ( t + r c ) r {\displaystyle \phi (r,t)={\frac {f(t-{\frac {r}{c}})}{r}}+{\frac {g(t+{\frac {r}{c}})}{r}}}

dove f {\displaystyle f} e g {\displaystyle g} sono due funzioni da dover determinare. Imponendo che le onde siano uscenti dalla sorgente si deve escludere il termine

g ( t + r c ) . {\displaystyle g\left(t+{\frac {r}{c}}\right)\quad .}

Questa condizione è dettata dal principio di causalità, e dal fatto che non ha senso parlare di onde che dall'infinito arrivano verso la sorgente. Si ha quindi:[5]

ϕ ( r , t ) = f ( t r c ) r {\displaystyle \phi (r,t)={\frac {f(t-{\frac {r}{c}})}{r}}}

da cui:

ϕ = f ( t r c ) r 2 r ^ 1 c f ( t r c ) r r ^ {\displaystyle \nabla \phi =-{\frac {f(t-{\frac {r}{c}})}{r^{2}}}{\hat {\mathbf {r} }}-{\frac {1}{c}}{\frac {f'(t-{\frac {r}{c}})}{r}}{\hat {\mathbf {r} }}}

dove f {\displaystyle f'} è la derivata di f {\displaystyle f} rispetto al suo argomento. Integrando ora l'equazione d'onda su un volume sferico di raggio R {\displaystyle R} centrato in x 0 {\displaystyle \mathbf {x} _{0}} e sostituendo le espressioni trovate sopra per ϕ {\displaystyle \phi } e ϕ {\displaystyle \nabla \phi } si ha:

[ f r 2 r ^ 1 c f r r ^ ] d 3 x 1 c 2 f r d 3 x = S ( x 0 , t ) δ ( x x 0 ) d 3 x {\displaystyle \int \nabla \cdot \left[-{\frac {f}{r^{2}}}{\hat {\mathbf {r} }}-{\frac {1}{c}}{\frac {f'}{r}}{\hat {\mathbf {r} }}\right]d^{3}x-{\frac {1}{c^{2}}}\int {\frac {f''}{r}}d^{3}x=-\int S(\mathbf {x} _{0},t)\delta (\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0})d^{3}x}

e considerando il limite per R 0 {\displaystyle R\to 0} il secondo integrale si annulla poiché è minore del massimo dell'integranda sul dominio d'integrazione, moltiplicato la misura del dominio d'integrazione. Sfruttando il teorema della divergenza si calcola quindi il valore del primo integrale:

V [ f r 2 r ^ 1 c f r r ^ ] d 3 x = S [ f r 2 1 c f r ] r ^ d S = 4 π R 2 [ f R 2 1 c f R ] {\displaystyle \int _{V}\nabla \cdot \left[-{\frac {f}{r^{2}}}{\hat {\mathbf {r} }}-{\frac {1}{c}}{\frac {f'}{r}}{\hat {\mathbf {r} }}\right]d^{3}x=\int _{S}\left[-{\frac {f}{r^{2}}}-{\frac {1}{c}}{\frac {f'}{r}}\right]{\hat {\mathbf {r} }}\cdot d\mathbf {S} '=4\pi R^{2}\left[-{\frac {f}{R^{2}}}-{\frac {1}{c}}{\frac {f'}{R}}\right]}

dove V {\displaystyle V} è il volume della sfera di raggio R {\displaystyle R} ed S {\displaystyle S} la superficie della sfera stessa. Effettuando il limite per R 0 {\displaystyle R\to 0} si nota che il secondo termine in parentesi si annulla. Considerando quindi l'equazione d'onda integrata, si ottiene la relazione:

4 π f ( t ) = S ( x 0 , t ) {\displaystyle -4\pi f(t)=-S(\mathbf {x} _{0},t)}

da cui:[5]

f ( t ) = S ( x 0 , t ) 4 π {\displaystyle f(t)={\frac {S(\mathbf {x} _{0},t)}{4\pi }}}

e sfruttando la relazione:

ϕ ( r , t ) = f ( t r c ) r {\displaystyle \phi (r,t)={\frac {f(t-{\frac {r}{c}})}{r}}}

si ottiene infine la soluzione generale dell'equazione d'onda di partenza, valida per sorgenti puntiformi:

ϕ ( r , t ) = S ( x 0 , t r c ) 4 π r {\displaystyle \phi (r,t)={\frac {S(\mathbf {x} _{0},t-{\frac {r}{c}})}{4\pi r}}}

Per considerare il caso generale di sorgente non puntiforme, è sufficiente integrare su x 0 {\displaystyle \mathbf {x} _{0}} la soluzione di cui sopra, ottenendo la soluzione valida per qualunque sorgente:

ϕ ( x , t ) g = S ( x 0 , t | x x 0 | c ) 4 π | x x 0 | d 3 x 0 {\displaystyle \phi (\mathbf {x} ,t)_{g}=\int {\frac {S(\mathbf {x} _{0},t-{\frac {|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}{c}})}{4\pi |\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}d^{3}x_{0}}

Risulta allora sufficiente sostituire rispettivamente a ϕ g {\displaystyle \phi _{g}} e a S {\displaystyle S} i potenziali vettore e scalare e le rispettive sorgenti per ottenere le soluzioni generali delle equazioni d'onde per i potenziali:[1]

A ( x , t ) = 1 4 π ε 0 c 2 J ( x 0 , t | x x 0 | c ) | x x 0 | d 3 x 0 {\displaystyle \mathbf {A} (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}c^{2}}}\int {\frac {\mathbf {J} (\mathbf {x} _{0},t-{\frac {|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}{c}})}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}d^{3}x_{0}}
ψ ( x , t ) = 1 4 π ε 0 ρ ( x 0 , t | x x 0 | c ) | x x 0 | d 3 x 0 {\displaystyle \psi (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}}}\int {\frac {\rho (\mathbf {x} _{0},t-{\frac {|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}{c}})}{|\mathbf {x} -\mathbf {x} _{0}|}}d^{3}x_{0}}

ovvero le espressioni cercate.

L'equazione delle onde ed il gauge di Lorenz

Lo stesso argomento in dettaglio: Gauge di Lorenz.

Sostituendo la definizione del potenziale vettore A {\displaystyle \mathbf {A} } nella seconda equazione di Maxwell si ottiene:

× E = t ( × A ) {\displaystyle \nabla \times \mathbf {E} =-{\frac {\partial }{\partial t}}(\nabla \times \mathbf {A} )}

da cui:

× ( E + t A ) = 0 {\displaystyle \nabla \times (\mathbf {E} +{\frac {\partial }{\partial t}}\mathbf {A} )=0}

Poiché la quantità tra parentesi ha rotore nullo, può essere espressa come gradiente di un campo scalare, ed in particolare del potenziale scalare ψ {\displaystyle \psi } :[6]

ψ = ( E + A t ) {\displaystyle \nabla \psi =-(\mathbf {E} +{\frac {\partial \mathbf {A} }{\partial t}})}

ovvero:

E = ψ A t {\displaystyle \mathbf {E} =-\nabla \psi -{\frac {\partial \mathbf {A} }{\partial t}}}

Usando ora la relazione:

× ( × F ) = ( F ) 2 F {\displaystyle \nabla \times (\nabla \times \mathbf {F} )=\nabla (\nabla \cdot \mathbf {F} )-\nabla ^{2}\mathbf {F} }

dove con F {\displaystyle \mathbf {F} } si è indicata una generica grandezza vettoriale, e sostituendo nelle due equazioni di Maxwell:

E = ρ ε 0 {\displaystyle \nabla \cdot \mathbf {E} ={\frac {\rho }{\varepsilon _{0}}}}
× B 1 c 2 E t = J ε 0 c 2 {\displaystyle \nabla \times \mathbf {B} -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial \mathbf {E} }{\partial t}}={\frac {\mathbf {J} }{\varepsilon _{0}c^{2}}}}

si ottengono le seguenti relazioni:

2 ψ + t A = ρ ε 0 {\displaystyle \nabla ^{2}\psi +{\frac {\partial }{\partial t}}\nabla \cdot \mathbf {A} =-{\frac {\rho }{\varepsilon _{0}}}}
2 A ( A ) 1 c 2 t ψ 1 c 2 2 A t 2 = J ε 0 c 2 {\displaystyle \nabla ^{2}\mathbf {A} -\nabla (\nabla \cdot \mathbf {A} )-{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial }{\partial t}}\nabla \psi -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\mathbf {A} }{\partial t^{2}}}=-{\frac {\mathbf {J} }{\varepsilon _{0}c^{2}}}}

dette equazioni elettrodinamiche non disaccoppiate.[7]

Per semplificare queste equazioni è conveniente ricorrere ad una particolare trasformazione di gauge. Ricordando che il potenziale vettore A {\displaystyle \mathbf {A} } è definito a meno di un gradiente, è possibile aggiungere il gradiente di una quantità scalare ϕ {\displaystyle \phi } facendo rimanere invariato il campo magnetico:

A = A + ϕ {\displaystyle \mathbf {A} '=\mathbf {A} +\nabla \phi }

ed affinché anche il campo elettrico rimanga invariato deve inoltre valere:

E = ψ A t = ψ A t t ϕ = A t ( ψ + t ϕ ) {\displaystyle \mathbf {E} =-\nabla \psi '-{\frac {\partial \mathbf {A} '}{\partial t}}=-\nabla \psi '-{\frac {\partial \mathbf {A} }{\partial t}}-{\frac {\partial }{\partial t}}\nabla \phi =-{\frac {\partial \mathbf {A} }{\partial t}}-(\nabla \psi '+{\frac {\partial }{\partial t}}\nabla \phi )}

da cui, sfruttando la relazione esistente tra E {\displaystyle \mathbf {E} } , ψ {\displaystyle \psi } e A {\displaystyle \mathbf {A} } si ottiene:

ψ = ψ + t ϕ {\displaystyle \nabla \psi =\nabla \psi '+{\frac {\partial }{\partial t}}\nabla \phi }

che si traduce in:

ψ = ψ ϕ t {\displaystyle \psi '=\psi -{\frac {\partial \phi }{\partial t}}}

Sfruttando l'invarianza di gauge è possibile scegliere A {\displaystyle \mathbf {A} } in modo che soddisfi determinate condizioni. In elettrodinamica è frequente la scelta della condizione di Lorenz, la quale è ottenuta scegliendo opportunamente ϕ {\displaystyle \phi } in modo tale che:

A = 1 c 2 ψ t {\displaystyle \nabla \cdot \mathbf {A} =-{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial \psi }{\partial t}}}

Tale condizione determina la forma covariante delle equazioni di Maxwell per i potenziali che descrivono il campo. Se i potenziali soddisfano la condizione di Lorenz si dice che essi appartengono al gauge di Lorenz.[8]
Sostituendo nelle due equazioni per i potenziali ricavate in precedenza si ottengono le equazioni di Maxwell per i potenziali:[9][10]

2 A 1 c 2 2 A t 2 = J ε 0 c 2 {\displaystyle \nabla ^{2}\mathbf {A} -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\mathbf {A} }{\partial t^{2}}}=-{\frac {\mathbf {J} }{\varepsilon _{0}c^{2}}}}
2 ψ 1 c 2 2 ψ t 2 = ρ ε 0 {\displaystyle \nabla ^{2}\psi -{\frac {1}{c^{2}}}{\frac {\partial ^{2}\psi }{\partial t^{2}}}=-{\frac {\rho }{\varepsilon _{0}}}}

nelle quali si riconosce la forma delle equazioni d'onda.

Potenziali di Liénard-Wiechert

Lo stesso argomento in dettaglio: Potenziale di Liénard-Wiechert.

La soluzione al tempo ritardato dell'equazione delle onde non omogenea per i potenziali del campo elettromagnetico è la seguente:

φ ( r , t ) = δ ( t + | r r | c t ) | r r | ρ ( r , t ) d 3 r d t A ( r , t ) = δ ( t + | r r | c t ) | r r | J ( r , t ) d 3 r d t {\displaystyle \varphi (\mathbf {r} ,t)=\int {\frac {\delta \left(t'+{\frac {|\mathbf {r} -\mathbf {r} '|}{c}}-t\right)}{|\mathbf {r} -\mathbf {r} '|}}\rho (\mathbf {r} ',t')d^{3}r'dt'\qquad \mathbf {A} (\mathbf {r} ,t)=\int {\frac {\delta \left(t'+{\frac {|\mathbf {r} -\mathbf {r} '|}{c}}-t\right)}{|\mathbf {r} -\mathbf {r} '|}}\mathbf {J} (\mathbf {r} ',t')d^{3}r'dt'}

dove ρ ( r , t ) {\displaystyle \rho (\mathbf {r} ,t)} e J ( r , t ) {\displaystyle \mathbf {J} (\mathbf {r} ,t)} sono i termini sorgente, e:

δ ( t + | r r | c t ) {\displaystyle \delta \left(t'+{\frac {|\mathbf {r} -\mathbf {r} '|}{c}}-t\right)}

è la delta di Dirac. Per una carica che si muove in r 0 ( t ) {\displaystyle \mathbf {r} _{0}(t')} con velocità v 0 ( t ) {\displaystyle \mathbf {v} _{0}(t')} , le densità di carica e corrente assumono la forma:

ρ ( r , t ) = q δ ( r r 0 ( t ) ) J ( r , t ) = q v 0 ( t ) δ ( r r 0 ( t ) ) {\displaystyle \rho (\mathbf {r} ',t')=q\delta {\big (}\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t'){\big )}\qquad \mathbf {J} (\mathbf {r} ',t')=q\mathbf {v} _{0}(t')\delta {\big (}\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t'){\big )}}

Se si integra sul volume d 3 r {\displaystyle d^{3}r'} , utilizzando la relazione precedente si ottiene:

φ ( r , t ) = q δ ( t + | r r 0 ( t ) | c t ) | r r 0 ( t ) | d t A ( r , t ) = q δ ( t + | r r 0 ( t ) | c t ) | r r 0 ( t ) | v 0 ( t ) d t {\displaystyle \varphi (\mathbf {r} ,t)=q\int {\frac {\delta \left(t'+{\frac {|\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t')|}{c}}-t\right)}{|\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t')|}}dt'\qquad \mathbf {A} (\mathbf {r} ,t)=q\int {\frac {\delta \left(t'+{\frac {|\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t')|}{c}}-t\right)}{|\mathbf {r} '-\mathbf {r} _{0}(t')|}}\mathbf {v} _{0}(t')dt'}

ed integrando in t {\displaystyle t'} si trovano i potenziali di Liénard-Wiechert:[11]

φ ( x , t ) = 1 4 π ε 0 ( e ( 1 n β ) | x r 0 ( τ ) | ) τ = τ 0 A ( x , t ) = μ 0 c 4 π ( e β ( 1 n β ) | x r 0 ( τ ) | ) τ = τ 0 = β ( τ = τ 0 ) c φ ( x , t ) {\displaystyle \varphi (\mathbf {x} ,t)={\frac {1}{4\pi \varepsilon _{0}}}\left({\frac {e}{(1-\mathbf {n} \cdot \mathbf {\beta } )|\mathbf {x} -\mathbf {r} _{0}(\tau )|}}\right)_{\tau =\tau _{0}}\qquad \mathbf {A} (\mathbf {x} ,t)={\frac {\mu _{0}c}{4\pi }}\left({\frac {e\mathbf {\beta } }{(1-\mathbf {n} \cdot \mathbf {\beta } )|\mathbf {x} -\mathbf {r} _{0}(\tau )|}}\right)_{\tau =\tau _{0}}={\frac {\mathbf {\beta } (\tau =\tau _{0})}{c}}\varphi (\mathbf {x} ,t)}

con:

β ( t ) = v 0 ( t ) c {\displaystyle \mathbf {\beta } (t)={\frac {\mathbf {v} _{0}(t)}{c}}}

e τ {\displaystyle \tau } il tempo proprio. Si tratta di una forma equivalente, ma non covariante, del potenziale elettrico φ {\displaystyle \varphi } e del potenziale magnetico A {\displaystyle \mathbf {A} } generati da una sorgente puntiforme di carica in moto.[12] I potenziali forniscono una caratterizzazione generale e relativistica del campo variabile nel tempo generato da una carica in moto, e la loro espressione è stata sviluppata in parte da Alfred-Marie Liénard nel 1898, e successivamente nel 1900 da Emil Wiechert[13] in un modo indipendente da quello di Liénard.

Note

  1. ^ a b Mencuccini, Silvestrini, Pag. 506.
  2. ^ Jackson, Pag. 246.
  3. ^ Landau, Lifshits, Pag. 213.
  4. ^ Landau, Lifshits, Pag. 150.
  5. ^ a b Landau, Lifshits, Pag. 214.
  6. ^ Mencuccini, Silvestrini, Pag. 503.
  7. ^ Mencuccini, Silvestrini, Pag. 504.
  8. ^ Jackson, Pag. 241.
  9. ^ Jackson, Pag. 240.
  10. ^ Mencuccini, Silvestrini, Pag. 505.
  11. ^ Landau, Lifshits, Pag. 218.
  12. ^ Jackson, Pag. 663.
  13. ^ Some Aspects in Emil Wiechert

Bibliografia

  • Corrado Mencuccini, Vittorio Silvestrini, Fisica II, Napoli, Liguori Editore, 2010, ISBN 978-88-207-1633-2.
  • Lev D. Landau, Evgenij M. Lifshits, Fisica teorica 2 - Teoria dei campi, Roma, Editori Riuniti Edizioni Mir, 1976, ISBN 88-359-5358-8.
  • (EN) John D Jackson, Classical Electrodynamics, 3rd Edition, Wiley, 1999, ISBN 0-471-30932-X.

Voci correlate

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