Operatore aggiunto

In analisi funzionale l'aggiunto di un operatore, chiamato anche operatore hermitiano aggiunto o dagato, generalizza il trasposto coniugato di una matrice quadrata al caso infinito dimensionale e il concetto di complesso coniugato di un numero complesso. Ogni operatore lineare limitato su uno spazio di Hilbert ha un corrispondente operatore aggiunto.

Se A è un operatore, l'aggiunto di A si scrive A* o A (l'ultimo soprattutto nella notazione bra-ket).

Definizione

La definizione di operatore aggiunto si diversifica a seconda che ci si trovi in uno spazio di Hilbert o in uno spazio di Banach.

Spazio di Banach

Siano X {\displaystyle X} e Y {\displaystyle Y} spazi di Banach e T : X Y {\displaystyle T:X\to Y} un operatore lineare continuo, e quindi limitato. Si definisce operatore aggiunto di T {\displaystyle T} l'operatore lineare limitato T : Y X {\displaystyle T':Y^{*}\to X^{*}} definito dalla relazione:[1]

( T ϕ ) ( x ) = ϕ ( T x ) x X ϕ Y {\displaystyle (T'\phi )(x)=\phi (Tx)\qquad \forall x\in X\quad \forall \phi \in Y^{*}}

dove l'asterisco denota lo spazio duale.

La mappa che associa un operatore lineare limitato al suo aggiunto è un isomorfismo isometrico tra lo spazio degli operatori lineari limitati da X {\displaystyle X} a Y {\displaystyle Y} allo spazio degli operatori lineari limitati da Y {\displaystyle Y^{*}} a X {\displaystyle X^{*}} .[2] Se la dimensione dello spazio è infinita, tale mappa è continua sia nella topologia operatoriale debole, sia in quella uniforme (indotta dalla norma). Se la dimensione è finita, la mappa è continua solo nella topologia operatoriale forte.[3]

Spazio di Hilbert

Sia V {\displaystyle V} uno spazio di Hilbert, con prodotto hermitiano , {\displaystyle \langle ,\rangle } , e sia A {\displaystyle A} un operatore lineare continuo in V {\displaystyle V} . Per ogni w {\displaystyle \mathbf {w} } di V {\displaystyle V} si definisce il funzionale lineare:

L w : V C {\displaystyle L_{w}:V\longrightarrow \mathbf {C} }

tale che:

L w ( v ) = A v , w {\displaystyle L_{w}(\mathbf {v} )=\langle A\mathbf {v} ,\mathbf {w} \rangle }

per ogni v {\displaystyle \mathbf {v} } di V {\displaystyle V} . Si tratta di un operatore continuo poiché A {\displaystyle A} è continuo e così pure il prodotto hermitiano.

Se l'operatore è limitato il teorema di rappresentazione di Riesz afferma che esiste un unico elemento w {\displaystyle \mathbf {w} '} tale che:[4]

A v , w = v , w {\displaystyle \langle A\mathbf {v} ,\mathbf {w} \rangle =\langle \mathbf {v} ,\mathbf {w} '\rangle }

Si definisce aggiunto di A l'unico operatore A* tale che:[5]

v , A w = v , w {\displaystyle \langle \mathbf {v} ,A^{*}\mathbf {w} \rangle =\langle \mathbf {v} ,\mathbf {w} '\rangle }

ovvero:

A v , w = v , A w {\displaystyle \langle A\mathbf {v} ,\mathbf {w} \rangle =\langle \mathbf {v} ,A^{*}\mathbf {w} \rangle }

Se M è la matrice che rappresenta A {\displaystyle A} rispetto ad una base di V {\displaystyle V} , la matrice che rappresenta A {\displaystyle A^{*}} rispetto alla stessa base è la matrice trasposta complessa coniugata di M.[5]

Vale inoltre il teorema che se l'operatore A {\displaystyle A^{*}} è aggiunto di A {\displaystyle A} allora:

A = A {\displaystyle \|A\|=\|A^{*}\|}

L'operatore aggiunto A {\displaystyle A^{*}} è dunque tale che:

w = A w   {\displaystyle \mathbf {w} '=A^{*}\mathbf {w} \ }

La sua esistenza per gli operatori limitati è garantita dal teorema di Riesz, ed ha la proprietà di essere anch'esso un operatore limitato:

| A w , v | = | w , A v | w A v {\displaystyle |\langle A^{*}\mathbf {w} ,\mathbf {v} \rangle |=|\langle \mathbf {w} ,A\mathbf {v} \rangle |\leq \|\mathbf {w} \|\|A\|\|\mathbf {v} \|}

dalla quale si ha che:

A w w A {\displaystyle {\frac {\|A^{*}\mathbf {w} \|}{\|\mathbf {w} \|}}\leq \|A\|}

Se A = A {\displaystyle A=A^{*}} si dice che tale operatore è autoaggiunto o hermitiano, e si ha:[6]

A v , w = v , A w {\displaystyle \langle A\mathbf {v} ,\mathbf {w} \rangle =\langle \mathbf {v} ,A\mathbf {w} \rangle }

Operatori non limitati

Nel caso di operatori non limitati il teorema di rappresentazione di Riesz perde di validità. In tal caso è possibile definire l'operatore aggiunto di operatori densamente definiti, ovvero gli operatori tali per cui la chiusura del dominio coincide con l'intero spazio vettoriale.

Sia H {\displaystyle H} uno spazio di Hilbert con prodotto hermitiano , {\displaystyle \langle ,\rangle } e sia A {\displaystyle A} un operatore lineare densamente definito in H {\displaystyle H} . Sia D ( A ) {\displaystyle D(A^{*})} l'insieme di tutti gli elementi ϕ H {\displaystyle \phi \in H} tali per cui esiste η H {\displaystyle \eta \in H} tale che:

A ψ , ϕ = ψ , η ψ D ( A ) {\displaystyle \langle A\psi ,\phi \rangle =\langle \psi ,\eta \rangle \qquad \forall \psi \in D(A)}

Per ogni ϕ D ( A ) {\displaystyle \phi \in D(A^{*})} si definisce aggiunto di A {\displaystyle A} l'operatore A {\displaystyle A^{*}} tale che:[7]

A ϕ = η   {\displaystyle A^{*}\phi =\eta \ }

ovvero:

A ψ , ϕ = ψ , A ϕ {\displaystyle \langle A\psi ,\phi \rangle =\langle \psi ,A^{*}\phi \rangle }

Il lemma di Riesz permette inoltre di concludere che ϕ D ( A ) {\displaystyle \phi \in D(A^{*})} se e solo se:

| A ψ , ϕ | C ψ ψ D ( A ) {\displaystyle |\langle A\psi ,\phi \rangle |\leq C\|\psi \|\qquad \forall \psi \in D(A)}

Proprietà

L'aggiunto gode delle seguenti proprietà:[6]

  • A = A   {\displaystyle A^{**}=A\ }
  • Se A è invertibile, lo è anche A* e si ha:
( A ) 1 = ( A 1 )   {\displaystyle (A^{*})^{-1}=(A^{-1})^{*}\ }
  • ( A + B ) = A + B   {\displaystyle (A+B)^{*}=A^{*}+B^{*}\ } se A o B sono limitati
  • Se λ {\displaystyle \lambda } è un numero complesso si ha:
( λ A ) = λ A   {\displaystyle (\lambda A)^{*}=\lambda ^{*}A^{*}\ }
  • ( A B ) = B A   {\displaystyle (AB)^{*}=B^{*}A^{*}\ }

Inoltre, la relazione tra l'immagine di A {\displaystyle A} ed il nucleo dell'aggiunto è data da:

ker A = ( im   A ) {\displaystyle \ker A^{*}=\left(\operatorname {im} \ A\right)^{\bot }}

Infatti:

A v = 0 A v , w = 0 w H v , A w = 0 w H v     im   A {\displaystyle {\begin{aligned}A^{*}\mathbf {v} =0&\iff \langle A^{*}\mathbf {v} ,\mathbf {w} \rangle =0\quad \forall \mathbf {w} \in H\\&\iff \langle \mathbf {v} ,A\mathbf {w} \rangle =0\quad \forall \mathbf {w} \in H\\&\iff \mathbf {v} \ \bot \ \operatorname {im} \ A\end{aligned}}}

ed inoltre:

( ker A ) = im   A ¯ {\displaystyle \left(\ker A^{*}\right)^{\bot }={\overline {\operatorname {im} \ A}}}

che segue dalla prima considerando lo spazio ortogonale per entrambi i membri. L'immagine non è necessariamente un insieme chiuso, mentre lo è il nucleo di un operatore continuo.

Spettro dell'operatore aggiunto

Lo stesso argomento in dettaglio: Spettro (matematica).

Lo spettro σ ( T ) {\displaystyle \sigma (T)} ed il risolvente R λ ( T ) {\displaystyle R_{\lambda }(T)} di un operatore T {\displaystyle T} definito su uno spazio di Banach coincidono con quelli del suo aggiunto, mentre in uno spazio di Hilbert si ha che:

σ ( T ) = { λ : λ ¯ σ ( T ) } R λ ( T ) = R λ ( T ) {\displaystyle \sigma (T^{*})=\{\lambda :{\bar {\lambda }}\in \sigma (T)\}\qquad R_{\lambda }(T^{*})=R_{\lambda }(T)^{*}}

Se λ {\displaystyle \lambda } appartiene allo spettro residuo di T {\displaystyle T} , allora λ {\displaystyle \lambda } appartiene allo spettro puntuale dell'aggiunto T {\displaystyle T'} . Se invece λ {\displaystyle \lambda } appartiene allo spettro puntuale di T {\displaystyle T} , allora esso appartiene sia allo spettro puntuale e sia allo spettro residuo di T {\displaystyle T'} .[8]

Inoltre, se T {\displaystyle T} è autoaggiunto su uno spazio di Hilbert si ha:

  • T {\displaystyle T} non ha spettro residuo.
  • Lo spettro σ ( T ) {\displaystyle \sigma (T)} è un sottoinsieme di R {\displaystyle \mathbb {R} } ,ovvero gli autovalori sono reali.
  • Autovettori relativi ad autovalori distinti sono ortogonali.

Note

  1. ^ Reed, Simon, Pag. 185.
  2. ^ Reed, Simon, Pag. 186.
  3. ^ Reed, Simon, Pag. 187.
  4. ^ S. Lang, Pag. 197.
  5. ^ a b S. Lang, Pag. 198.
  6. ^ a b S. Lang, Pag. 199.
  7. ^ Reed, Simon, Pag. 252.
  8. ^ Reed, Simon, Pag. 194.

Bibliografia

  • Serge Lang, Algebra lineare, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, ISBN 88-339-5035-2.
  • (EN) Michael Reed, Barry Simon, Methods of Modern Mathematical Physics, Vol. 1: Functional Analysis, 2ª ed., San Diego, California, Academic press inc., 1980, ISBN 0-12-585050-6.

Voci correlate

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