Helen Frankenthaler

Helen Frankenthaler con George W. Bush e Laura Bush nel 2001

Helen Frankenthaler (New York City, 12 dicembre 1928 – Darien, 27 dicembre 2011) è stata una pittrice statunitense, parte del movimento del Color field.

Biografia

Proviene da una famiglia ebraica[1] ed è la figlia più giovane di Alfred Frankenthaler, giudice presso la Corte Suprema di New York.

Studiò alla Dalton School con Rufino Tamayo e al Bennington College nel Vermont. Fu poi moglie dell'artista Robert Motherwell dal 1958 fino al divorzio nel 1971.

Il suo è un contributo essenziale alla storia della pittura americana del dopoguerra. La sua opera, esposta per sei decenni, le ha permesso di abbracciare diverse generazioni di pittori astratti mentre continuava a produrre nuove opere vitali e mutevoli[2].

Cominciò a esporre i suoi dipinti di espressionismo astratto su larga scala nelle gallerie d'arte e nei musei contemporanei nei primi anni cinquanta. Fu inserita nella mostra del 1964 sull'astrazione post-pittorica, che introdusse una nuova generazione di pittori astratti che arrivò alla notorietà sotto il nome di Color field painters ("pittori di campi di colore"), curata da Clement Greenberg, autorevole critico letterario e artistico con cui ebbe un'amicizia personale[3]. Attraverso Greenberg fu introdotta sulla scena artistica di New York.

Nel 1960 il termine Color field painting fu utilizzato per definire la pittura della Frankenthaler[4]. Questo stile era caratterizzato da ampie aree di un unico colore, più o meno piatto.

Fu influenzata dai quadri di Hans Hofmann e Jackson Pollock e da Greenberg. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre retrospettive, fra cui una nel 1989 al MoMA di New York. Il primo quadro di Pollock che la Frankenthaler vide fu alla galleria di Betty Parson nel 1950. La pittrice disse riguardo alle opere Autumn Rhythm, Number 30, 1950 e Number One, 1950 di Pollock: «Era tutto lì. Volevo vivere in quella terra. Dovevo vivere lì e padroneggiare il linguaggio.»

Nel 2001 ha ricevuto la National Medal of Arts[5]. Viveva e operava a Darien, Connecticut[6].

Stile e tecnica

Inizialmente associata all'espressionismo astratto, la sua carriera fu lanciata nel 1952 dall'opera Mountains and Sea. Questo grande quadro ha l'effetto dell'acquerello, pur essendo stato dipinto ad olio. Questa tecnica, nota come Soak stain ("imbibizione a macchia"), fu utilizzata da Pollock, Morris Louis e Kenneth Noland e lanciò la nuova generazione di artisti della scuola di pittura del Color field, che si distingueva dalla Action painting in quanto ne rimuoveva i contenuti emozionali, mitici o religiosi[7].

Note

  1. ^ Biografia di Helen Frankenthaler
  2. ^ Articolo sul sito della National Gallery of Art Archiviato il 6 aprile 2020 in Internet Archive.
  3. ^ lista degli artisti nella mostra, su sharecom.ca. URL consultato il 28 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2022).
  4. ^ 'Color Field' Artists Found a Different Way
  5. ^ Riconoscimenti a vita - National medal of Arts Archiviato il 21 luglio 2011 in Internet Archive.
  6. ^ Pagina su Helen Frankenthaler sul sito Connecticut Women's Hall of Fame Archiviato il 17 febbraio 2010 in Internet Archive.
  7. ^ Pittura per campi di colore, su tate.org.uk. URL consultato il 28 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2011).

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Collegamenti esterni

  • (EN) Helen Frankenthaler, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
  • Opere di Helen Frankenthaler, su MLOL, Horizons Unlimited. Modifica su Wikidata
  • Biografia su Jewish Women's Archive, su jwa.org.
  • "La scala di Giacobbe" del MoMA, su moma.org.
  • Esempi di artwork di Helen Frankenthaler su Askart, su askart.com.
  • Il nuovo modo di fare arte di H.Frankenthaler, The Wall Street Journal, 8 novembre 2008, su online.wsj.com.
  • H.Frankenthaler rappresentata da Knoedler & Company, su knoedlergallery.com. URL consultato il 26 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2011).
  • "Lussureggiante Primavera", Phoenix Art Museum, su phxart.org. URL consultato il 26 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2019).
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